Gaetano, uno degli ultimi pescatori tradizionali dell'isola, innesca gli ami del 'conzu' (palamito o palangaro), antico attrezzo da pesca costituito da una lunga lenza di grosso diametro con inseriti ad intervalli regolari (ogni tre braccia, dice Gaetano) numerosi spezzoni di lenza più sottile (bracciòli) portanti ognuno un amo, di diverse dimensioni a seconda del tipo di pesca che si vuole praticare. Il 'conzu' viene in genere calato in mare la sera e salpato al mattino successivo e può raggiungere profondità anche di 600 metri.
Il vulcano viene chiamato dagli abitanti dell'isola Struògnoli (dal greco antico Στρογγύλη, rotondo, da cui deriva anche il termine siciliano 'strummulu', trottola), ma molti (soprattutto i turisti) preferiscono chiamarlo familiarmente 'Iddu' (Lui), come il gesto del pescatore Mario sulla sua barca La Corvina.
Sull'isola di Stromboli è abitudine assai diffusa camminare per le strade a piedi nudi: così vanno i pescatori, le donne, i bambini, i venditori di frutta e verdure, i noleggiatori di barche; ed anche molti turisti, non appena mettono piede (è il caso di dirlo) sull'isola, fanno a meno delle loro scarpe. Forse anche questo è un modo per sentire i brontolii e il calore di Iddu.
Sull'isola l'illuminazione pubblica per volere dei suoi abitanti è pressoché inesistente; dicono che sia sufficiente la luce delle stelle per poter percorrere le strette vie stromboliane.
Nelle tre foto che precedono il pescatore Gaetano, dopo aver pescato con il 'conzu' a circa 600 metri di profondità una mupa nera di oltre 6 kg., sembra voler ringraziare 'Iddu' per il dono concesso.
Nell'isola i mezzi di trasporto sono costituiti da piccole auto elettriche, da qualche scooter anch'esso elettrico, ma soprattutto dalle motoape, che vengono adibite sia al trasporto di persone che di cose (l'accenno di sorriso di questa ragazza mi ricorda quello di Monna Lisa di Leonardo da Vinci)